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MEDEE
di Jean Anouilh

Traduzione Giulio Cesare Castello (edizioni Bompiani)

 

Con
Elisabetta Rubini – Medea
Mariapia Leone – Nutrice
Erminio Truncellito – Giasone
Domenico Orlandi – Creonte
Giovanna Staffieri – Theokleia

Costumi: Pietro Scialpi
Scenografie: Sergio Scarcelli

ODS Fondazione Matera 2019

 

Regia di Vincenzo Failla

Mettere in scena una Medea non è cosa semplice.
Il mito di Medea è stato ampiamente trattato, da Euripide in poi, in teatro, al cinema e in musica. Poi Jaques Anouilh, alla fine degli anni ’50 del XX secolo, ci presenta una Medea più moderna, più vicina ai nostri tempi, più esplicita e ironica, anche.
Il testo di Anouilh, pur senza togliere nulla alla complessità dei personaggi, risulta di più facile lettura e arriva diritto al nocciolo della questione.
Quando mi è stato chiesto di curare la messa in scena di Médée mi sono chiesto: abbiamo bisogno del mito di Medea? In una società consumistica e frettolosa come la nostra ci servono ancora i Miti?
La risposta è Sì! Mille volte Sì! I Miti servono a farci riflettere.
Il testo è essenziale, diretto, forse spietato, ma ricco di sfumature sottili.
Ho scelto la strada del reading drammaturgico, con elementi di scena non realistici, ma evocativi, con costumi appena accennati, senza effetti di luce particolarmente complessi e con la presenza di leggii che ci ricordino in ogni momento che il teatro è rappresentazione, rappresentazione della verità! Non ho voluto mettere in scena la mia verità, ma la verità di ciascun personaggio, perché ogni personaggio crede di essere nel giusto. Sarà lo spettatore, poi, a giudicare il bene ed il male di ogni carattere rappresentato.
Il mio lavoro si è concentrato sull’aspetto prosodico della lingua: intonazione, accento, durata; in una parola, la musicalità del testo. Queste scelte sono state dettate dalla condizione stessa del luogo destinato alla messa in scena: un giardino al posto di un teatro, siepi al posto di quinte, una costruzione moderna al posto di un fondale. Le stimolanti idee dello scenografo Sergio Scarcelli, gli evocativi costumi di Pietro Scialpi e i mezzi tecnici messi a disposizione dall Associazione Arterìa, mi hanno permesso di lavorare con gli attori in un contesto di serena condivisione.
Offriamo il frutto del nostro lavoro con semplicità e generosità in una atmosfera senza tempo, tra antico e moderno, pubblico e privato, profondamente interiore e rappresentativamente esteriore.

Vincenzo Failla